Antonio Fraschilla
Annuncia un grande piano di investimenti per la scuola al Sud: «Metto a disposizione 15 miliardi di euro». E avvisa i renziani che minacciano di andar via dal Pd: «Le scissioni non portano mai bene». Il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, ha scelto la sua Sicilia, e Palermo, per fare la prima uscita pubblica e annunciare il programma del governo per il Meridione, ma non solo. Lei da anni studia i problemi del Mezzogiorno e adesso può passare dalla teoria alla pratica. Da dove comincerà? «Dalla discontinuità. Dopo un anno e mezzo il cui il Paese ha parlato solo di immigrazione io voglio parlare dell’emigrazione. Mezzo milione di giovani sono andati via ma noi abbiamo parlato di qualche decina di poveri naufraghi sulle navi. È stato un impazzimento generale». Ma in concreto, come pensa di poter fermare la fuga dal Sud? «Dobbiamo mettere insieme gli strumenti per sancire il diritto a restare. Non faccio la retorica dell’emigrazione: i giovani devono essere liberi di andare e liberi di tornare. Noi dobbiamo creare le condizioni perché possano restare». La prima cosa dalla quale vuole partire qual è? «Oggi (ieri, ndr) sono a Palermo a denunciare lo scandalo moderno: la povertà educativa minorile. La scuola deve tornare a essere luogo di emancipazione, mentre spesso oggi riproduce le disuguaglianze sociali. Partiamo dalla scuola valorizzando i suoi veri protagonisti, gli insegnanti. Per questo ho voluto incontrare la professoressa Rosa Maria Dell’Aria, che subisce ancora gli effetti di un provvedimento ingiusto». Come si può fare questo? «Dobbiamo aprire le scuole tutto il giorno, non solo ai bambini ma anche ai genitori. E investire sugli asili nido riducendo le rette per le famiglie a basso reddito e allargando l’offerta al Sud, anche per liberare il potenziale delle donne. Metto a disposizione 15 miliardi di euro dei fondi di coesione. Invito tutti a fare progetti». Ma al Nord che chiede autonomia come spiegherete che le risorse oggi servono più al Sud? «Zaia e Fontana volevano trattenere le risorse sul territorio spaccando il Paese. Ma su Scuola, Sanità e Welfare c’è già una Italia di seria A e di serie B. Noi dobbiamo capire se vogliamo cristallizzare questa situazione o invertirla. Io voglio combattere le disuguaglianze e puntare sulle aree interne abbandonate anche al Nord». Zaia l’ha definita un “teorico dell’assistenzialismo”. «Io voglio investimenti, il contrario dell’assistenzialismo. E se investi 10 euro al Sud, 4 tornano al Nord come domanda di beni e servizi. L’intervento nel Mezzogiorno è stato uno degli elementi decisivi del miracolo dell’Italia e del Nord nel Dopoguerra». Il segretario del suo partito, Nicola Zingaretti, spinge per una alleanza su larga scala con i 5 stelle. Lei era dubbioso anche a una intesa per il governo. «Questo esecutivo nasce da una emergenza: fermare l’arroganza di una destra la cui avanzata appariva incontenibile. A differenza di quello precedente non si fonda su contratti. Ora abbiamo una sfida: passare dal programma a una idea comune di Paese. Ma attenzione, il governo non basta per battere la nuova destra sovranista. Noi del Pd dobbiamo recuperare l’insediamento sociale e i 5 stelle devono maturare a fondo l’esigenza dell’alternativa alla destra. Solo così l’alleanza politica sarà davvero credibile e vincente». Intanto però anche dentro il Pd non mancano le tensioni e aleggia sempre lo spettro della scissione dei renziani, soprattutto dopo l’assenza di toscani nel governo. «Nessuna discriminazione e poi tutti i componenti del governo devono operare nell’interesse esclusivo della nazione. Sa quanti siciliani ho visto operare contro la Sicilia? E poi le scissioni, nella storia della sinistra, sono foriere di sventura. Sconsiglierei di praticarle».