Ilario Lombardo

Se c’è un governo che, almeno sulla carta, è in grado di realizzare ius soli, è questo. Sempre che la maggioranza tra Pd e M5S, resti compatta. Ma ci sono due incognite che potrebbero incenerire ancora una volta le speranze degli oltre 800 mila bambini stranieri che aspettano di essere riconosciuti pienamente come cittadini. La prima sta nella tenuta del M5S, da sempre sconquassato da spinte opposte sul tema dei migranti. La seconda è l’onda d’urto della protesta di Matteo Salvini. «Se questa è la priorità del governo, povera Italia – replica – La Lega si batterà contro lo ius ioli comunque lo chiamino, contro la cittadinanza facile». La legge depositata alla Camera che il 3 ottobre riprenderà il cammino con più ampie chance di successo è in realtà uno ius culturae,cioè legato al completamento del ciclo scolastico dei figli di migranti (un alunno su dieci nelle scuole italiane). Relatore della proposta depositata da Leu è il grillino Giuseppe Brescia. Il suo annuncio suona quasi come uno sfogo, esploso dopo 14 mesi di soggezione alla Lega su questi temi: «Non c’è solo il testo a prima firma Boldrini da esaminare. Ce ne sono di altri gruppi, tra cui un testo Polverini di Forza Italia che introduce proprio lo ius culturae. E arriverà anche un testo M5S. Serve una discussione che metta all’angolo propaganda e falsi miti, e dia un segnale positivo a chi si vuole integrare». Brescia, esponente di un’area più a sinistra nel M5S, è consapevole che dovrà guardarsi innanzitutto dai colleghi M5S. A partire da Luigi Di Maio. Il leader crede che questa battaglia possa solo favorire la propaganda di Salvini. Sui migranti, il ministro degli Esteri ha annunciato «grandi novità» per lunedì, rivendicando la propria posizione, espressa durante il viaggio a New York: «Non potevamo fermarci alla redistribuzione. Dobbiamo andare oltre e bloccare le partenze». Di Maio fu tra coloro che nella scorsa legislatura, annusato il vento contro i profughi, si immolarono per far saltare la legge, nonostante i numeri in Parlamento ci fossero. Tattica e prudenza, però, frenarono anche il Pd. Ora il clima è diverso. Gli oppositori si sono fusi tra loro e per spuntare le armi di Salvini serve una nuova sfida sull’integrazione, che «senza un riconoscimento normativo – sostiene il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti – sarebbe solo un contenitore vuoto».